Abitazioni - nontantotempofa

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Abitazioni

I nonni raccontano
Quando eravamo piccoli le abitazioni erano molto modeste: in cucina c'era un camino più o meno grande e i fornelli a carbone per cucinare. Si mangiava tutti in un unico piatto.
Dormivamo tutti in una camera da letto che era molto fredda e anche i letti erano freddi; per riscaldarli si usava il prete con la monaca (il prete era un'intelaiatura di legno mediante la quale si poteva tenere tra le lenzuola un recipiente pieno di brace ardente detto appunto monaca). Le abitazioni dei più ricchi avevano più stanze e c'erano le stufe a legna per riscaldarle.
Non c'era il bagno e si doveva andare fuori. Avevamo il vaso da notte: ci si facevano i bisogni e al mattino si svuotava nei campi o in un letamaio. Chi abitava in paese, svuotava il vaso da notte in un tubo esterno posto in un angolo del davanzale della finestra.
Non c'era la luce elettrica e si usavano le lampade a petrolio, o a olio.
Mancava anche l'acqua e si andava a prenderla con brocche e orci (recipienti di terracotta) nei pozzi. Nei paesi si pompava l'acqua dai pozzi girando grandi ruote. In alcuni paesi c'erano le fontane per le strade.
Per lavare i panni dovevamo prendere una secchia e metterci dentro il bucato coperto da un panno. Poi mettevamo la cenere (il nostro attuale sbiancante),  versavamo l'acqua bollente, si girava il tutto con un bastone e si lasciava riposare per tutta la notte. La mattina dopo si portava  a sciacquare il bucato alla fontana e si metteva ad asciugare al sole.
Per lavare i piatti, invece, si usava lo sciacquarolo che, per quelli che abitavano in campagna, aveva lo scarico diretto nell'aia dove c'erano  galline e  oche.
 
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