Vita familiare - nontantotempofa

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Vita familiare

I nonni raccontano
Le famiglie erano quasi tutte molto numerose, quando non si lavorava, specialmente in Inverno, si rimaneva in casa a fare ceste e canestri mentre le donne tessevano e filavano. La sera ci si riuniva intorno al camino a raccontare storie.
Gli uomini qualche volta andavano all'osteria dove si giocava a carte e si beveva il vino.
La Domenica o il giorno di festa si andava tutti quanti in Chiesa.
Le feste si aspettavano con molta impazienza. Per noi donne era un'occasione per indossare vestiti nuovi e uscire  e per noi uomini era l'occasione per incontrarle. A pranzo le tavole erano più bandite specialmente di carne e dolci.
Oltre alle feste di Natale e Pasqua si aspettavano le feste civili e religiose tradizionali del paese: la festa di S. Pietro, che è il patrono del paese, la festa di S. Antonino, che è il compatrono del paese e poi si festeggiavano anche i SS. Cosimo e Damiano, S. Antonio e S. Giuseppe. Poi c'erano le feste prettamente relegiose: La Madonna del Carmine, la Madonna del Rosario, il Cuore di Gesù.
La festa di S. Pietro era quella principale, oggi è l'unica che si festeggia. Le vie principali del paese venivano tutte illuminate e si riempivano di bancarelle che vendevano soprattutto stoffe, attrezzi da lavoro, dolciumi e la "scapèce" (pesciolini  lessi e poi ricoperti da un impasto fatto di pane grattugiato aceto e molto zafferano). Essendo la festa il 29 Giugno c'erano anche i venditori ambulanti di granite. Durante il giorno si svolgeva la fiera degli animali dove i Padroni compravano o scambiavano cavalli, buoi, pecore, mucche ecc., gli altri, invece, compravano galline, oche e raramente anche dei maialini.  La sera quasi tutta la gente del paese partecipava alla processione e poi si riversava nella piazza principale per ascoltare il concerto della banda.
La festa di S. Pietro apriva le porte all'Estate dei Sampietrani. Si andava in spiaggia, che è distante circa 10 Km., con ogni mezzo allora disponibile: le carrozze per i più ricchi, per gli altri, invece, "traìni" (carro trainato da un mulo) biciclette e alcuni anche a piedi. Si partiva la mattina presto e si ritornava al tramonto. C'erano due spiagge una frequentata da sole donne e l'altra dai soli uomini e le chiamavamo lU MARE TE LI MASCULI E LU MARE TE LE FIMMINE. Erano divise perchè a noi uomini era proibito vedere le donne in costume da bagno. Quando ero ragazza il mio costume da bagno scopriva solo le braccia e dal ginocchio in giù.
Le famiglie più ricche avevano sulla spiaggia le "barracche" (le attuali cabine) mentre gli altri per cambiarsi costruivano tende di fortuna usando gli stessi "traìni".
L'unica festa folkloristica di S. Pietro Vernotico era ed è la "Festa della Bandiera" strappata ai Turchi durante una loro incursione.
Quando i Mussulmani, verso il 1480, assediarono il Salento con la presa di Otranto compivano molti saccheggi nei paesi vicini. Dopo aver assalito Torchiarolo (paese limitrofo) si apprestavano ad attaccare anche San Pietro Vernotico, ma alcuni Sampietrani dall'alto della Torre avvistarono in tempo le orde Turche e accorsero tutti a difendere il paese riportando una schiacciante vittoria e strappando al nemico la "Bandiera".
Questa bandiera ancora oggi è custodita nel Palazzo Municipale. Ogni anno il pomeriggio della domenica di Pasqua viene messa all'asta. Tutti i Sampietrani possono partecipare: il Sindaco con la Bandiera percorre la strada dalla Piazza del Popolo alla Piazza di S. Pietro Apostolo (circa 500 metri), con a seguito le altre autorità del paese, la banda che suona divertenti marce e i cittadini che fanno le loro offerte. Quando il Sindaco guadagna l'ultimo gradino del Sagrato della chiesa di San Pietro Apostolo il cittadino che ha fatto l'offerta più alta si aggiudica la Bandiera. Il ricavato viene poi devoluto al Comitato Feste Patronali per i festeggiamenti in onore del Santo Patrono.
Finita l'asta si ritorna in Piazza del Popolo dove i cittadini a turno, iniziando dal vincitore, ballano la pizzica-pizzica sventolando la Bandiera.
Ricordo che i primi che accorrevano per ballare erano due figure molto pittoresche del paese: la Razzia squasata e lu Frasulinu 'nbriacu.
La prima era una donna molto povera di nome Razzia e la chiamavano squasata, che significa scalza, perchè non portava mai scarpe. Nonostante la vita di stenti non le mancava mai la gioia di vivere e di divertirsi.
Il secondo, invece, si chiamava Giuseppe ed era considerato un bravo artigiano per la lavorazione del ferro. Quando la moglie lo abbandonò non resistette alla delusione: lasciò il lavoro e diventò un alcolista trasformandosi in "Lu Frasulinu 'nbriacu" Iniziò a vivere di elemosina e per pochi soldi divertiva la gente ballando, cantando o facendo cose strane come ingoiare piccoli pezzi di vetro. Tutto il suo guadagno lo tramutava in bicchieri di vino e per questo era sempre ubriaco.
E' stato un personaggio talmente folkloristico che Domenico Modugno gli ha dedicato una canzone.
Domenico Modugno è nato a Polignano a Mare un paese in provincia di Bari, ma subito dopo il padre, essendo Comandante dei Vigili Urbani, fu trasferito a San Pietro Vernotico, perciò  fino a quando non partì in cerca di fortuna ha vissuto qui.
Quand'era ragazzo mise subito in risalto le sue doti canore facendo, per conto di innamorati, serenate sotto le finestre.
Per quanto riguarda l'alimentazione mangiavamo cose molto più genuine di oggi. Quasi tutti  avevano in casa galli, galline, tacchini, conigli che mangiavano, oppure vendevano per poi comprare  farina, zucchero, sale, riso, o altri prodotti. Chi abitava in campagna aveva anche maiali, pecore, mucche, ecc. Il pane e la pasta si faceva in casa. In alcune occasioni si facevano i dolci. Si mangiava molta verdura e molti legumi. Il latte si prendeva, appena munto, da chi aveva le mucche o le pecore.
 
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